Hikikomori
Che cos'è che spinge queste persone ad allontanarsi da tutti e tutto, rifugiandosi nel loro mondo idealizzato? Un'altra conseguenza all'emergenza sanitaria Covid o una Sindrome in via di sviluppo?

«Il termine hikikomori è la forma contratta di shakaitekihikikomori, forma sostantivata di due verbi: hiku (tirare indietro) e komoru (isolarsi, chiudersi, nascondersi). Tale espressione indica una particolare condizione in cui l'unica possibilità di sopravvivenza sembra essere quella di isolamento dalla società e di sparire ritirandosi completamente nella propria stanza. I soggetti in hikikomori, infatti, mettono fine a qualsiasi forma di comunicazione, anche quella con i propri familiari. Inoltre, in questi individui l'equilibrio psicologico ed emotivo-affettivo appare fortemente compromesso e l'unico mezzo di comunicazione utilizzato è rappresentato dalla Rete».
Il termine hikikomori ebbe i suoi primi esordi negli anni '80 dallo psichiatra giapponese Santo Tamaki, che identificò atteggiamenti di autoreclusione di alcuni adolescenti di sesso maschile per un lungo periodo di tempo, anche per anni, rifiutando ogni tipo di contatto con la società circostante.
In tal proposito, la gran parte degli esperti che si occupano del benessere psico-fisico degli individui all'interno di una società, hanno rilevato che "oggi", la comunità odierna, in particolar modo quella adolescenziale, è caratterizzato d«Il termine hikikomori è la forma contratta di shakaitekihikikomori, forma sostantivata di due verbi: hiku (tirare indietro) e komoru (isolarsi, chiudersi, nascondersi). Tale espressione indica una particolare condizione in cui l'unica possibilità di sopravvivenza sembra essere quella di isolamento dalla società e di sparire ritirandosi completamente nella propria stanza. I soggetti in hikikomori, infatti, mettono fine a qualsiasi forma di comunicazione, anche quella con i propri familiari. Inoltre, in questi individui l'equilibrio psicologico ed emotivo-affettivo appare fortemente compromesso e l'unico mezzo di comunicazione utilizzato è rappresentato dalla Rete».
Pertanto, si sono interpellati sul perché la maggior parte degli adolescenti siano sempre più direzionati da un isolamento sociale, giungendo al fenomeno degli hikikomori.
I soggetti che presentano tale sindrome non sono “folli”, ma esprimono un elevato vissuto d’inadeguatezza che va ben oltre al processo evolutivo adolescenziale, il quale rappresenta il passaggio tra l’infanzia e l’età adulta costituendo un periodo di crisi d’identità individuali, sociale e sessuale molto complessa.
A differenza degli adolescenti “normali”, che fanno di tutto per ottenere attenzioni utili per giungere ad una strutturazione dell’Io e un appagamento dei propri bisogno narcisistici e alla sviluppo delle proprie capacità di problem-solving, i giovani hikikomori non si “mettono in mostra”, anzi, fanno di tutto per nascondersi, per rendersi invisibili agli occhi degli altri, autoreclusendosi nella propria stanza per potersi salvare dagli altri.
I professionisti che si occupano dell’ambito sociale hanno appurato che tali atteggiamenti di protezione dal mondo esterno si caratterizzano sulla base di una privazione della propria «visibilità» per poter salvare se stessi, con l’idealizzazione di poter «ri-creare la propria identità. Senza necessariamente confrontarsi con il resto del mondo, cosa che costringe a ripetuti aggiustamenti delsenso della propria identità più profonda e vulnerabile».
Per questo motivo emerge il ritiro sociale causato da un’assenza di socializzazione con il gruppo dei pari, l’emersione di un elevato senso di vergogna, rabbia ed umiliazione, che trova sollievo solo nell’autoreglegazione all’interno della propria camera da letto con un mondo fittizio, ovvero quello virtuale, laddove, l’hikikomori, può proteggersi creando altri falsi sé e non essere giudicato da nessuno.
Questo fenomeno può essere scaturito da vari ed innumerevoli fattori, come un vissuto di bullismo scolastico, un malessere interiore non compreso dalla società in cui il soggetto vive e/o da una situazione familiare problematica.
Tuttavia,questa sindrome deve presentarsi per almeno 6 mesi consecutivi con assenza di normotimia con «periodo medio di isolamento sociale è di circa 39 mesi, ma può variare da pochi mesi a parecchi anni»con una «precedente fobia scolastica, talvolta dipendenti da internet, inversione del ritmo circadiano (ritmo giorno-notte) eccessiva timidezza e violenza fisica nei confronti dei genitori».
Inoltre, non esiste solo questa forma di giovani hikikomori che si rinchiudono in loro stessi e nelle loro camere senza proferire parola a nessun altro individuo, ne anche ai membri della propria famiglia, ma ci sono anche hikikomori che vengono definiti come «ibridi», perché sono coloro che interagiscono con i familiari e che escono dalle mura domestiche solo se accompagnati e stimolati dai genitori.
Ancora non si è trovata una correlazione precisa tra le «concause caratteriali, sociali, famigliari», della sindrome hikikomori, in quanto ogni individuo è a sé, e di conseguenza, anche la scelta dell’isolamento.
Il disagio di questi ragazzi viene esplicitato con vergogna, ansia e panico nel doversi confrontare con gli altri, giungendo ad una costruzione di pensiero fobico e paranoico, come:
« Se vedo persone in divisa avverto una grande ansia
● Mi dà fastidio lo sguardo delle persone, perciò non voglio prendere né treni né
autobus
● Mi fanno paura i gruppi di studenti in divisa
● Se mi mischio ad altre persone, finisco per rovinare l’atmosfera
● Non ho mai niente di interessante da dire, perciò se mi trovo con altri, l’atmosfera si
raffredda per causa mia
● Dato che il mio corpo puzza do sicuramente fastidio agli altri
● Anche se mi preoccupo di non avere uno sguardo troppo insistente, alla fine finisco sempre per urtare le persone»
A causa di questi pensieri segue un periodo di ritiro sociale, causato a volte da episodi di bullismo o da il non superamento di un esame, sviluppando, così nel minore, la costruzione di pensieri disfunzionali e idee fisse che corrodono il ragionamento, ponendo l’attenzione solo sul pregiudizio che gli altri potrebbero avere nei suoi riguardi in riferimento ad ogni azione da egli compiuta creando alti livelli d’ansia che si potrebbero cronicizzare, sviluppandosi in una fobia sociale ed una chiusura con il proprio mondo interiore per proteggersi dall’ingiurie sociali. Questi agiti vengono letti dalla società come aspetti di debolezza, portando alla costruzione di un’eccessiva timidezza, che nel minore, potrebbe degenere in alti livelli di vergogna in quanto «rappresentato da una sorta di narcisismo derivato da una forma di immaturità, che porta gli uomini a sentirsi feriti nell’orgoglio». A tal proposito, i due concetti della vergogna e del narcisismo sono strettamente correlati tra di loro costituendo la vergogna narcisistica.
il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 rischia di camuffare il fenomeno: essendo i giovani costretti a rimanere in casa a causa delle restrizioni, quelli che ci sarebbero rimasti comunque per scelta (gli hikikomori) passano quasi inosservati. Gli stessi genitori di questi giovani sembrano preoccuparsi di meno, perché anche altri ragazzi sono "chiusi" in casa.
La situazione in realtà per gli hikikomori potrebbe peggiorare: chi prima del lockdown stava cercando di uscirne vivrà le restrizioni come una scusa per procrastinare la ripresa della vita sociale, le cure psicologiche a cui magari si era sottoposto e rimandare quindi la 'guarigione'. Per chi invece non aveva nessuna intenzione di uscirne, c'è il rischio di un contraccolpo psicologico molto forte: se è vero che molti hikikomori hanno tratto sollievo da una società bloccata (come lo sono loro), cosa proveranno quando tutto riprenderà normalmente e le persone torneranno a vivere normalmente? Potrebbero realizzare che la loro 'quarantena' non è un periodo momentaneo causato da fattori esterni, come per le altre persone, ma una prigionia che può durare potenzialmente tutta la vita.
Gli hikikomori che stavano cercando di uscirne
Chi, prima del lockdown, stava combattendo contro la propria condizione di isolamento sociale, oppure stava cercando di resiste alla pulsione di ritiro, rischia di aver subito un forte aggravio o, quantomeno, una battuta di arresto. In questi casi la chiusura forzata potrebbe infatti aver privato i soggetti in hikikomori anche delle poche attività che permettevano loro di rimanere aggrappati al mondo sociale, come, per esempio, la scuola.
Gli hikikomori al primo stadio
Chi si trova al primo stadio dell'hikikomori sperimenta già la pulsione all'isolamento sociale, ma non riesce ancora a elaborarla consciamente. Dunque, dal momento che il soggetto non ha ancora sviluppato una motivazione razionale per abbandonare il mondo sociale, tende a contrastare l'istinto che lo porterebbe a isolarsi. In questi casi il lockdown potrebbe aver comportato un'accelerazione del processo di isolamento o, più banalmente, la possibilità di sperimentare i "benefici" di una vita da ritirato con poche o nessuna pressione sociale.
Gli hikikomori che NON stavano provando a uscirne:
Questa è la fetta maggioritaria e forse anche quella più a rischio, sia perché presumibilmente si trovano in una condizione più grave (dal momento che non si è ancora innescato un processo attivo di reazione al problema), sia perché potrebbero incorrere in un forte contraccolpo psicologico.
Questi soggetti, infatti, durante la quarantena, hanno sperimentato un calo delle pressioni di realizzazione personale sulle loro spalle, poiché, in una società bloccata, in cui nessuno può uscire, forse per la prima volta da molto tempo si sono sentiti "normali" o quantomeno simili a tutti gli altri.
Martina Cecconi
Roma, 15 Marzo 2022