Perché il fumo ci rende così tanto dipendenti?

La motivazione che mi ha spinta a scrivere questo articolo è stata data dalla curiosità di comprendere come psicologa come mai le persone sono così dipendenti delle sigarette, che connessione c'è con la nostra vita?

Inoltre, come mai certe volte smettiamo di fumare in maniera drastica e repentina dopo eventi traumatici? Io sono una dei tanti esempi di quest'ultimo aspetto. Pertanto, la ragione per cui ho deciso di approfondire questo tempo è stata data dalla riflessione che ho dovuto affrontare in questo ultimo periodo, dettata da un post-operatorio che mi ha portato a gettare (letteralmente) le sigarette senza più riprenderle.

Prima di affrontare le motivazioni psicologiche della dipendenza da tabacco, approfondirò in linee generali a livello chimico qual è il compito che ricopre la nicotina sul nostro Sistema Nervoso.

Da esperimenti è emerso che la nicotina migliora le capacità di apprendimento, della memoria e forse è legato a questo che si fuma di più nei momenti di lavoro e di massima concentrazione. Ma nello stesso tempo può avere effetto depressivo e rilassante ed allora si fuma quando ci si sente irritabili, nervosi e tesi.

Sembra che la sigaretta sia un passe-partout, buona in tutte le occasioni, può esser stimolante e sedativa. Qualcuno la usa per tirarsi su ed altri per regalarsi un momento di relax.

La dipendenza da nicotina, è un fenomeno articolato che coinvolge sia meccanismi prettamente biochimici - la nicotina agisce su alcuni recettori del sistema nervoso centrale- ma soprattutto aspetti emotivi e cognitivi complessi connessi alla percezione del rischio. Questi comportamenti sono conseguenza di bisogni viscerali o vere e proprie distorsioni cognitive. In entrambi i casi, la capacità di valutare i rischi diminuisce.

Nell'abitudine al fumo si identificano una dipendenza fisica e una dipendenza psicologica che vanno ad alimentarsi l'un l'altra, con il conseguente raggiungimento di un piacevole buon umore a cui difficilmente si riesce a rinunciare.

Fumare, tenere tra le mani una sigaretta, portarla alla bocca, la gestualità in sé ci infonde sicurezza, ci dà in un qualche modo la sensazione di poter avere il controllo sugli eventi esterni e di poter recuperare una quota di controllo di sé.

Uno dei motivi principali per cui si continua a fumare è la nicotina, una sostanza chimica contenuta nel tabacco. Nel tempo l'organismo si abitua alla presenza della nicotina: «La dipendenza nasce quindi come una dipendenza fisica perché aumentano i recettori della nicotina a livello encefalico. Questi recettori - spiega la dottoressa Siracusano - richiedono che la "dose" di nicotina sia mantenuta costante nel sangue». I recettori della nicotina sono i recettori dei neuroni per l'acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto in diverse funzioni, da quella muscolare alla respirazione. Con la nicotina che mima l'azione del neurotrasmettitore si attiva il rilascio di altri neurotrasmettitori e ormoni che regolano l'appetito, l'umore e la memoria, per esempio. «Se la "dose" di nicotina di cui si ha bisogno viene a mancare, il corpo non ne riceve a sufficienza e si ha voglia di fumare. Quando non si riesce a farlo ecco che insorge una crisi d'astinenza caratterizzata da ansia, agitazione, irritabilità. Sono tutti segni di una dipendenza fisica».

Ma non c'è solo la dipendenza fisica: «A questa è concatenata anche la dipendenza psicologica. Il legame recettore/nicotina induce la produzione di ormoni della gratificazione, per cui il cervello del tabagista lancia questo messaggio: "mi piace fumare". La nicotina non fa altro che attivare quelle aree del cervello che sono associate alla produzione di sensazioni di piacere e di ricompensa».

Di conseguenza, abbiamo due tipi di astinenza dalla "dose", che è prettamente soggettiva legata alle condizioni fisiche ed alla personalità del fumatore.:

  • Dipendenza fisica: è causata dalla continua assunzione di nicotina, quando si smette avviene una crisi di astinenza. I sintomi sono disturbi del sonno, tremori, palpitazioni, aumento di appetito. La nicotina è una sostanza molto tossica, pensiamo che il contenuto di due pacchetti di sigarette se assunta in un solo momento è mortale!
  • Dipendenza psicologica: è causata dai gesti e rituali del fumare. Alcuni fattori sono quelli sociali (atteggiamento per darsi un contegno ecc.), psicologici (bisogni orali o di rassicurazione o di calma ecc.) I sintomi sono assuefazione, ansia, irritabilità e nervosismo.

Ecco perché per tante persone smettere di fumare risulta difficile, perché i vincoli della dipendenza che si è creata sono resistenti e riguardano diversi aspetti.

In realtà ciò che il fumatore definisce "piacere" potrebbe essere l'appagamento del bisogno inconscio di aggredirsi, di farsi del male. La psicoanalista Odile Lesourne definisce questo atteggiamento come "masochismo morale", riferendosi a quei sentimenti che il fumatore prova: vergogna (per essere un individuo senza volontà o coraggio di smettere, privo di autocontrollo e quindi con una bassa autostima), angoscia (perché sa di avere maggiori possibilità di ammalarsi di cancro e altre malattie), senso di colpa (per il continuo deterioramento cui sottopone il proprio corpo).

Nell'assuefazione tabagica si riscontrano altre forme di "piacere" tese a soddisfare bisogni arcaici come, ad esempio, quello della oralità: si tratta del bisogno di succhiare che appartiene ai primi mesi di vita e che si stabilisce tra il lattante e il seno materno. Nel succhiare, il lattante crea un rapporto di continuità con la madre attraverso il capezzolo, che gli dà sicurezza e gli fa sentire vivo il legame con lei. Se questo bisogno orale non viene soddisfatto può capitare che rimanga sempre vivo il desiderio di farlo e che, non potendosi concretizzare nella forma primitiva, trova sfogo in "surrogati" come la sigaretta.

Nel fumo va considerato anche l'aspetto autoerotico. La sigaretta, infatti, è in grado di procurare piacere senza ricorrere agli altri. Come la defecazione e la minzione procurano un piacere "sfinterico" autoerotico, anche l'esalazione di effluvi dai bronchi può essere considerata una forma di piacere.

Vi è poi nel fumatore una componente gestuale molto marcata tesa ad appagare il bisogno di sicurezza nevrotica. Un fumatore, infatti, ripete ogni giorno centinaia di movimenti e sequenze motorie automatiche fuori dal controllo cosciente, cosa che gli permette di sfogare bisogni non sempre riconosciuti e accettabili. Ad esempio, schiacciare la cicca con forza nel portacenere o calpestarla energicamente, potrebbero esprimere forme di piacere distruttivo. Inoltre, la gestualità legata al fumo, riproduce l'idea dell'azione di fronte a situazioni difficili da affrontare e scongiura una inevitabile passività oltre a permettere lo scarico della tensione accumulata.

da Martina Cecconi 

17 Aprile 2021


Dott.ssa Martina Cecconi 
Psicologa 
 Ordine degli Psicologi del Lazio n° 25022
email: martina.cecconi92@gmail.com 
pec: martina.cecconi92@pec.it 
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